Aiuola 7

Le piante del mito

La Natura nella sua maestosità, racchiude affascinanti storie legate ad alcune sue creature botaniche. Miti e leggende, anche millenarie, che raccontano le piante in una veste misteriosa, avvincente e romantica, talmente coinvolgente da suscitare maggiore fascino ed interesse rispetto alle loro proprietà terapeutiche e cosmetiche. Conoscerle avvolgerà di poesia e di sentimenti la propria dedizione al mondo naturale. Ogni pianta ha una sua storia, generalmente legata alla mitologia greca. Eccone alcune: le storie dell’alloro, dell’anemone, del girasole, della calendula, della rosa e del giglio.

 

Laurus nobilis L. – Alloro

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Magnoliopsida

Ordine

Laurales

Famiglia

Lauraceae

L’alloro è un arbusto o un albero tipico della vegetazione mediterranea, che può raggiungere i 10 metri di altezza, con rami sottili e glabre che formano una densa corona piramidale. Il legno della pianta è aromatico ed emana il tipico profumo delle foglie. Il fusto è eretto, la corteccia verde nerastra. Le foglie, ovate, sono verde scuro, coriacee, lucide nella pagina superiore e opache in quella inferiore, sono inoltre molto profumate. L'alloro è una pianta dioica, cioè porta fiori unisessuali in due piante diverse, una con i fiori maschili e una con i fiori femminili (che portano poi i frutti). I fiori, di colore giallo chiaro, riuniti a formare una infiorescenza ad ombrella, compaiono a primavera, generalmente in marzo-aprile.I frutti sono drupe nere e lucide (quando mature) con un solo seme. Le bacche maturano a ottobre-novembre.

Il "lauro" è spesso citato nel Canzoniere di Petrarca. Nell'opera, infatti, Laura, (anche il gioco omofonico che il poeta realizza è funzionale a questa metafora), la donna amata dall'io lirico, viene in parte assimilata a questo arbusto (emblematica la sestina "Giovene donna sotto un verde lauro"). Riprendendo le immagini della mitologia greca (in particolare il mito di Dafne e Apollo), l'alloro è simbolo di rifiuto e inaccessibilità, caratteristiche di Laura. Il "lauro" è anche però pianta sacra al Dio Apollo e simbolo di sapienza e gloria. Interessante il gioco di parole architettato dal poeta: egli realizza l'accostamento da un lato tra "lauro-l'auro" (dove "l'auro" sta a significare "l'oro" ed è riferito alla lucentezza tipica della donna, in particolare alle sue chiome); mentre compare anche la coppia Laura-l'aura(=l'aria), come accade nel sonetto 90 “Erano i capei d'oro a l'aura sparsi”.

La pianta è largamente adoperata nelle tradizioni mediterranee: le foglie sono usate in cucina per aromatizzare carni e pesci, come rimedio casalingo per allontanare le tarme dagli armadi (ottimo e più profumato sostituto della canfora), per preparare decotti rinfrescanti e dalle qualità digestive o pediluvi, o trattato con alcool per ricavarne un profumato e aromatico liquore dalle proprietà digestive, stimolanti, antisettiche ed è utile contro tosse e bronchite.

Il mito

Narra la leggenda che un giorno il Dio del Sole, Apollo, si vantava con il Dio dell’Amore, Cupido, di essere riuscito ad uccidere il serpente Pitone con la massima agevolezza e, fiero di sé e dei suoi mezzi, derideva le armi di Cupido, arco e frecce. Cupido, risentito del comportamento di Apollo, decise di fargli vedere quanto fosse potente, e lo colpì con una freccia d’oro: la freccia capace di far innamorare alla follia la prima persona divina o mortale che l’occhio avrebbe visto. Il dio Apollo, ignaro della vicenda pose il suo primo sguardo su una ninfa, Dafne, sacerdotessa di Gea e figlia del dio fluviale Ladone. Quando Cupido vide di chi si era innamorato Apollo, cioè la ninfa Dafne, decise di colpirla con una freccia di piombo, ovvero la freccia che faceva fuggire dall’amore. Della ninfa Dafne era innamorato anche un giovane mortale, Leucippo, che per avvicinare la sua amata si era travestito da donna. Apollo, venuto a conoscenza della vicenda, per liberarsi del rivale, suggerì alle ninfe di fare uno dei loro bagni rituali (un tipo di bagno in cui le ninfe partecipavano completamente nude). Leucippo venne, in questo modo, smascherato e ucciso dalle ninfe stesse. Avendo il campo libero, Apollo dichiarò il proprio amore a Dafne ma, questa lo respinse e scappò via terrorizzata. Apollo la inseguì e quando la stava per raggiungere nei pressi del fiume Peneo, Dafne disperata invoco l’aiuto di Gea e del padre Ladone. Entrambi l’aiutarono trasformandola in un albero di alloro. Fu proprio da quel momento che l’alloro divenne una pianta sempreverde consacrata al divino Apollo, il quale viene raffigurato con una corona di rami d’alloro intrecciati sul capo.

Simbologia: Durante il protocristianesimo l’alloro venne considerato per la loro natura sempreverde come simbolo della vita eterna, in modo particolare della nuova vita dischiusa dall’avvento redentore di Cristo.