Aiuola 4

Lavandula angustifolia - Lavanda

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Magnoliopsida

Ordine

Lamiales

Famiglia

Lamiaceae

 

Lavandula angustifolia è una pianta perenne, sempreverde appartenente alla famiglia delle Lamiaceae e si distingue dalla lavandula latifolia che possiede foglie più larghe. È originaria del Mediterraneo e come molte piante che troviamo in questa zona resiste sia il caldo che a temperature rigide, non ha bisogno di particolari cure, basta pensare al fatto che cresce in luoghi aridi e rocciosi. Ha la tendenza a formare fitti cespugli in poco tempo. I fusti con la crescita diventano legnosi e possono anche raggiungere il metro di altezza e spesso per questo motivo viene utilizzata per formare siepi. La fioritura generalmente avviene dalla primavera inoltrata fino alla fine dell'estate anche se a volte il clima favorevole contribuisce a vederne la fioritura nei primi periodi autunnali. Durante questo periodo la pianta emana un forte profumo, dato che i composti odorosi sono presenti soprattutto nei fiori.

La pianta è una nano-fanerofita con gemme svernanti poste ad un’altezza dal suolo tra i 30 cm e i 2 m. Ha un portamento arbustivo o sub-arbustivo o cespitoso-arbustivo. La base è legnosa, eretta con una superficie pubescente, mentre la parte annuale è ramosa con i giovani rami di tipo erbaceo. Le foglie caulinari sono opposte. I fiori sono disposti in infiorescenze sono a spiga di 3-8 cm, in verticilli di 6 a 12 fiori, più o meno lungamente peduncolati e distanziati.  Il frutto è un tetrachenio.

Nell'antichità la lavanda veniva utilizzata per profumare l'acqua per lavarsi e tuttora viene utilizzata per la cura del corpo. È impiegata sia in ambito cosmetico che per scopi domestici (un esempio sono i sacchetti contenenti fiori essiccati che vengono messi negli armadi e nei cassetti). 

La pianta è anche usata a scopi terapeutici, nel trattamento di patologie respiratorie. Delle infiorescenze si

ricava un olio essenziale utilizzato per curare stati di ansia, insonnia e nervosismo. 

I fiori della lavanda vengono usati molto spesso in cucina, infatti sono eduli e possono essere utilizzati per preparare dolci, biscotti, risotti.

 

 

Narcissus poeticus L. - Narciso

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Liliopsida

Ordine

Liliales

Famiglia

Amatyllidaceae

 

Il narciso è una pianta erbacea perenne, bulbosa, appartenente alla famiglia delle Amarillidacee.

Presenta da 3 a 5 foglie carnose, strette e lunghe, larghe da 5 a 8 mm aventi un colore verde-azzurrognolo. Si dipartono direttamente da un piccolo bulbo posizionato a 15-20 cm sotto terra.

Questa pianta è originaria dell'Europa meridionale e cresce dai 300 ai 600 metri di altezza nei prati ricchi e freschi e sui pendii ombrosi ma si possono trovare ampie colonie anche sui versanti assolati. In Italia è tipica delle Prealpi e degli Appennini. Il narciso fiorisce tra aprile e maggio.

E’ una specie ornamentale, dalla quale i floricultori hanno ricavato innumerevoli varietà.

Il narciso è direttamente collegato al mito di Narciso, un bellissimo giovane che si innamora della sua immagine e muore affogato nello stagno in cui si stava specchiando, attratto dalla sua bellezza. Dal mito deriva il termine “narcisista” che indica una persona estremamente innamorata di sé stessa e del suo aspetto esteriore.

  

   

Erica arborea L. – Erica arborea

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Magnoliopsida

Ordine

Ericales

Famiglia

Ericaceae

 

L’erica arborea, nota come radica, è una pianta della famiglia delle Ericaceae. È una specie dell’area mediterranea, dove vegeta spontanea in macchie, boschi radi di leccio e garighe, spesso associata al corbezzolo, con il quale forma delle fitte macchie di copertura vegetale, nei terreni difficili. Il binomio naturale erica arborea/corbezzolo si sviluppa nei terreni acidi, sottoposti a pascoli intensivi o colpiti da incendi e laddove l’intervento dell’uomo ha ridotto la presenza di vegetazione.

L’erica vegeta bene nelle zone non troppo calde o aride, come quelle della prima fascia costiera. Si adatta, inoltre, ai climi più umidi delle zone basso-montane. Nel nostro Paese la troviamo al Sud, partendo dal piano fino ai 1200 metri d’altitudine.  L’erica arborea è un piccolo arbusto sempreverde, che può anche avere forma di alberello, con un’altezza massima di 6 m. I rami hanno portamento eretto e formano una fitta chioma. Quelli giovani presentano alle estremità della lanugine biancastra, questa permette di distinguere l’erica arborea dalle altre eriche presenti nella macchia mediterranea. La corteccia dei rami è di colore bruno-rossastro, con evidenti screpolature. Le foglie sono aghiformi, lunghe fino a 5 mm. Sono di colore verde-scuro, hanno il margine dentellato, con una linea bianca nella pagina inferiore. 

L’erica arborea è una pianta che si presta a numerosi utilizzi. In ambito forestale svolge azione di contenimento dei fenomeni erosivi, ad esempio su terreni troppo sabbiosi e in forte pendio. Inoltre è una specie colonizzatrice dei suoli devastati dagli incendi, tanto che a volte è considerata infestante. Le foglie, specie negli apici vegetativi più teneri, sono molto appetibili per gli animali da pascolo.

La pianta ha anche usi in fitoterapia, grazie alle sue proprietà diuretiche, febbrifughe, astringenti, sedative. Molto facile da preparare in casa è il decotto con i fiori secchi. 

La pianta viene impiegata nei piccoli lavori artigianali di falegnameria. Il suo legno è di buona qualità, molto duro e di colore rosso. Di solito viene usata la parte basale della pianta, ossia il “ciocco di erica”, utilizzato in particolare per le pipe.

Nella tradizione contadina, la radica aveva anche altri usi. I rami secchi, ad esempio, erano usati per accendere il fuoco o per fare le classiche scope rustiche. La pianta veniva impiegata nella tintura delle matasse di lana e di altre fibre. Infine, il ciocco e i rami permettevano di ottenere un particolare carbone vegetale. Questo era dotato di elevato potere calorifico, aveva lunga combustione e veniva usato soprattutto dai fabbri. 

 

Cistus albidus L. - Cisto biancastro

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Magnoliopsida

Ordine

Malvales

Famiglia

Cistaceae

 

Il cisto biancastro, appartenente alla famiglia delle cistacee, cresce nelle zone aride e rocciose della macchia mediterranea o del sottobosco e si può trovare anche su terreni calcarei, fino 1300 metri di altitudine dal livello dal mare; è presente in gran parte dell'Europa occidentale Mediterranea e dell'Africa settentrionale. Il nome delgenere deriva dal greco “Kistò” cioè “scatoletta” con riferimento alla forma dei frutti che aprendosi di scatto favoriscono la propagazione dei semi.  Il nome specifico albidus (bianco) è riferito alla pelosità biancastra che ricopre foglie e fusti.

È formata un arbusto perenne, alto fino a un metro con rami densamente lanosi. Presenta foglie sessili opposte, a lamina ellittica con tre nervature in rilievo sulla faccia inferiore. I fiori sono solitari o disposti in alcune cime terminali, i petali sono 5, obovati, lunghi 2-3 cm di colore rosa purpureo. Gli stami sono gialli e numerosi, sepali tomentosi ovato-colorati lunghi dai 10 ai 13 mm. Il frutto è una capsula subsferica a 5 loculi contenente numerosi piccoli semi. Questo arbusto può essere allevato nei giardini domestici come pianta ornamentale e tende a formare cespugli. Non richiede particolari cure e si adatta facilmente a terreni poveri, ben drenati. Deve essere coltivato in pieno sole tra aprile e maggio.

Il suo legno contiene resina ed è infiammabile, nel passato veniva usato come legna da ardere. L'olio essenziale che se ne ricava è usato come antisettico nella cura di infiammazioni della pelle e nelle ferite. Questa specie contiene il ladano sostanza usata come incenso nell'antichità, soprattutto in Grecia ed Anatolia. 

 

 

 Thymus serpyllum L. - Timo serpillo

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Magnoliopsida

Ordine

Lamiales

Famiglia

Lamiaceae

 

Il timo serpillo è una pianta perenne che fiorisce da giugno ad ottobre in terreni asciutti in posizione soleggiata. Può raggiungere i 50 cm di altezza e ha origini europee. E’ diffuso sia nelle zone montane che in pianura ed in prossimità del mare. Si può trovare in montagna, in pianura ma anche in prossimità del mare.

Il timo serpillo ha foglie ellittiche verde scuro, lucide con fiori rosa malva riuniti in cime dense. È caratterizzata da un fusto legnoso e molto ramificato che dà vita a un fitto cespuglio. Durante il periodo estivo fiorisce in maniera continua. I frutti sono acheni contenenti ciascuno 4 semi ricoperti da un tegumento marrone. 

La pianta contiene un olio essenziale, caratterizzato dalla presenza di fenoli, in particolare timolo e carvacrolo. Gli estratti di timi serpillo sono adoperati per la loro azione sedativa per la tosse e per patologie dell’apparato respiratorio come bronchite, tonsillite. E’ inoltre dotata di proprietà digestive e antispasmodiche per uso topico.

In cosmetica trova impiego nella preparazione di paste dentifricie e lozioni deodoranti.

In cucina è adoperato per aromatizzare carne, pesce e verdure.