Aiuola 5

Crataegus monogyna Jacq. - Biancospino

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Magnoliopsida

Ordine

Rosales

Famiglia

Rosaceae

Il biancospino è una caducifoglia e latifoglia; l'arbusto può raggiungere altezze comprese tra i 50 centimetri ed i 6 metri. Il fusto è ricoperto da una corteccia compatta, di colore grigio. I rami giovani sono dotati di spine che si sviluppano alla base dei rametti brevi, detti comunemente brocche, che in primavera si rivestono di gemme e fiori. Questa specie è longeva e può diventare pluricentenaria, ma con crescita lenta. Le foglie sono lunghe 2-6 centimetri, dotate di picciolo, di forma romboidale ed incise profondamente. L'apice dei lobi è dentellato. I fiori sono raggruppati in corimbi, che ne contengono circa 5-25. I petali sono di colore bianco-rosato e lunghi 5 o 6 millimetri. I frutti sono ovali, rossi a maturazione, delle dimensioni di circa 1. La fioritura avviene tipicamente tra aprile e maggio, mentre i frutti maturano fra settembre e ottobre. I frutti del biancospino sono edibili, ma solitamente non vengono mangiati freschi, perché piccoli e con un grosso nocciolo, bensì lavorati per ottenere marmellate, gelatine o sciroppi. I frutti sono decorativi perché rimangono a lungo sull'arbusto, anche durante tutto l'inverno.

Il biancospino è una pianta medicinale, utile nel trattamento delle lievi insufficienze cardiache e delle aritmie, delle palpitazioni e dell'ipertensione arteriosa lieve. Inoltre, al biancospino viene attribuita anche un'azione sedativa che viene sfruttata dall'erboristeria in caso di ansia di origine nervosa. 

 

Laurus nobilis L. – Alloro

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Magnoliopsida

Ordine

Laurales

Famiglia

Lauraceae

L’alloro è un arbusto o un albero tipico della vegetazione mediterranea, che può raggiungere i 10 metri di altezza, con rami sottili e glabre che formano una densa corona piramidale. Il legno della pianta è aromatico ed emana il tipico profumo delle foglie. Il fusto è eretto, la corteccia verde nerastra. Le foglie, ovate, sono verde scuro, coriacee, lucide nella pagina superiore e opache in quella inferiore, sono inoltre molto profumate. L'alloro è una pianta dioica, cioè porta fiori unisessuali in due piante diverse, una con i fiori maschili e una con i fiori femminili (che portano poi i frutti). I fiori, di colore giallo chiaro, riuniti a formare una infiorescenza ad ombrella, compaiono a primavera, generalmente in marzo-aprile.I frutti sono drupe nere e lucide (quando mature) con un solo seme. Le bacche maturano a ottobre-novembre.

Il "lauro" è spesso citato nel Canzoniere di Petrarca. Nell'opera, infatti, Laura, (anche il gioco omofonico che il poeta realizza è funzionale a questa metafora), la donna amata dall'io lirico, viene in parte assimilata a questo arbusto (emblematica la sestina "Giovene donna sotto un verde lauro"). Riprendendo le immagini della mitologia greca (in particolare il mito di Dafne e Apollo), l'alloro è simbolo di rifiuto e inaccessibilità, caratteristiche di Laura. Il "lauro" è anche però pianta sacra al Dio Apollo e simbolo di sapienza e gloria. Interessante il gioco di parole architettato dal poeta: egli realizza l'accostamento da un lato tra "lauro-l'auro" (dove "l'auro" sta a significare "l'oro" ed è riferito alla lucentezza tipica della donna, in particolare alle sue chiome); mentre compare anche la coppia Laura-l'aura(=l'aria), come accade nel sonetto 90 “Erano i capei d'oro a l'aura sparsi”.

La pianta è largamente adoperata nelle tradizioni mediterranee: le foglie sono usate in cucina per aromatizzare carni e pesci, come rimedio casalingo per allontanare le tarme dagli armadi (ottimo e più profumato sostituto della canfora), per preparare decotti rinfrescanti e dalle qualità digestive o pediluvi, o trattato con alcool per ricavarne un profumato e aromatico liquore dalle proprietà digestive, stimolanti, antisettiche ed è utile contro tosse e bronchite.

 

Artemisia absinthium L. – Assenzio maggiore

Dominio

Eukaryota

Regno

Plantae

Divisione

Magnoliophyta

Classe

Magnoliopsida

Ordine

Asterales

Famiglia

Asteraceae

Il nome Artemisia absinthium, l’assenzio maggiore, deriva dal termine greco apsìnthion (di etimologia ignota) e da quello latino absinthium, che può essere tradotto come “pianta senza diletto”, proprio a causa dello sgradevole sapore (amaro) in ciascuna delle sue parti. L'assenzio maggiore faceva parte dei rimedi terapeutici già dai tempi degli antichi egizi; è presente infatti in iscrizioni che risalgono al 1600 a.C. che lo consigliano come tonico, antidolorifico e rimedio alla febbre. L’assenzio maggiore è uno degli ingredienti base nella distillazione dell'assenzio insieme ad anice e finocchio, inoltre è stato da sempre considerato una pianta dalle virtù terapeutiche.

L’habitat ottimale è rappresentato dai caratteristici paesaggi montani di Asia, Europa ed America del Nord. Le foglie dal colore verde, reso però grigiastro (o anche bianco-tomentoso) dalla presenza di una peluria bianca che le ricopre, emanano un profumo piuttosto forte ed hanno un sapore amaro.

Tra i principi attivi del fitocomplesso ritroviamo absintina (lattone sesquiterpenico), flavoni, olio essenziale (che contiene tujone e tujolo, sostanze dall’elevata tossicità che agiscono a livello del Sistema Nervoso Centrale), acido ascorbico, tannini. Le principali proprietà dell’assenzio sono coleretiche, colagoghe (favoriscono la secrezione biliare), eupeptiche (facilitano la digestione), emmenagoghe (favoriscono e regolano il flusso mestruale), febbrifughe, vermifughe.

È il principale ingrediente nella preparazione del distillato che veniva usato in particolare da artisti europei ed americani e che fu poi bandito nel XIX secolo a causa dei sospetti gravi problemi d'assuefazione che causava questa bevanda; in realtà l'assuefazione era semplicemente dovuta all'elevato tasso alcolico del liquore, più che ai tujoni. L'assenzio viene prodotto ancora oggi ma con minori quantità di tujone. Viene anche usato nel classico tè Marocchino al posto della menta.